Storia del fiume Brenta
La storia di questo fiume inizia con una leggenda dai laghi di Caldonazzo e Levico, a due passi dalla storica città di Trento. Si narra che l’origine del primo lago derivi dalla maledizione di un vecchio signore che, cacciato dalle località di Susa e Càldon, fu accolto tra i boschi da una gentile signora. Irato con la gente della vallata, l’uomo fece franare i monti e sommerse d’acqua le due città.
Un’altra leggenda racconta invece come le lacrime di pentimento dei figli scellerati del Monte Fravort diedero origine alla sorgente delle acque termali di Levico.
Storicamente, il nome Brenta è testimone dei ceppi germanici che anticamente si insediarono nella valle trentina e che battezzarono il fiume con termini come Brint, lo scorrere dell’acqua, o Brunnen, fontana. In epoca romana il fiume venne battezzato Medoacus, dal nome dell’antica colonia gallica dei Mediaci e insediata nell’attuale Valsugana, o forse a testimonianza della sorgente del fiume tra i due laghi.
In epoca medievale, il fiume riprese l’antico toponimo e, dal termine latino “rumoreggiare”, era noto come Brintesis, finchè, in tempi più recenti venne battezzato la Brenta, termine che individuava le riserve d’acqua utilizzate in caso di incendio e che nella cultura popolare era nominato sempre al femminile, la Brenta.
Il fiume che ha scavato la valle ha portato in essa la vita, e lungo il suo corso ha raccolto testimonianze di civiltà che si sono succedute nel tempo, scorci di paesaggi unici e opere di grandi artisti che ne hanno tratto ispirazione, popoli ricchi di culture, leggende e tradizioni, antichi mestieri ancora attuali o scomparsi, come il commercio del legname, le zattere e gli opifici.
Il rapporto della gente del posto con l’acqua è stato un rapporto spesso conflittuale, in particolare durante le brentane, le devastanti esondazioni che fin dai stempi storici hanno lasciato profonde cicatrici sui palazzi e sulla memoria della gente.