Il bacino montano
Il sistema idrografico montano del Brenta è esteso su una superficie di oltre 1500 kmq. di territorio molto vario dal punto di vista geologico, dove affiorano rocce lignee (o magmatiche), sedimentarie e metamorfiche.
Le prime si sono formate per raffreddamento della massa fusa della terra, chiamandosi effusive quando ciò è avvenuto sopra la sua superficie, intrusive quando ciò è avvenuto sotto; le seconde si sono formate sui fondali marini grazie a deposizioni di materiali alluvionali e resti organici (conchiglie, scheletri, gusci…); le terze sono il risultato della fusione per compressione o riscaldamento delle prime due.
Una frattura orizzontale – detta faglia della Valsugana – divide in due il bacino montano del Brenta: essa si è formata 5 milioni di anni fa ed ha innescato il processo erosivo che ha dato origine alla valle. I ciottoli che troviamo sul greto del fiume rappresentano pertanto una specie di “memoria” geologica del Brenta dato che le sue acque li ha erosi da ogni strato roccioso attraversato e quindi trasportati a valle.
In essi possiamo dunque riconoscere le diverse composizioni minerali, risalendo ai luoghi di origine da dove sono provenuti: i graniti (dalla fitta macchiettatura di cristalli neri e grigi) provengono necessariamente dalla zona centrale dei Lagorai; i porfidi (dalle colorazioni rosso-bruno o grigio-verde) dalle sue aree periferiche; le rocce fortemente striate (gneiss provengono da quelle zone dove rocce lignee e rocce sedimentarie sono state fuse insieme; i ciottoli uniformemente biancastri sono composti di carbonato di calcio: quelli di dolomia provengono dalle vicine Dolomiti attraverso il Cismon, mentre calcari bianchi, grigi o rosati giungono dell’altipiano di Asiago o dal massiccio del Grappa e dello stesso Canale di Brenta.