I Musei
Museo di Speleologia e Carsismo Alberto Parolini
Il Museo ha sede in una parte dei locali restaurati della ex Cartiera Burgo, all’ingresso del Parco delle Grotte di Oliero ed è visitabile con lo stesso biglietto dell’ingresso alle Grotte.
Il Museo di Speleologia e Carsismo “Alberto Parolini” è nato nel 1994 per volere della Federazione Speleologica Veneta e del Comune di Valstagna, con il desiderio di rendere il vasto pubblico, che ogni anno visita le vicine grotte di Oliero, più sensibile ai problemi della tutela delle risorse idriche sotterranee e all’importanza delle ricerche compiute dagli speleologi, che sono in grado di fornire preziosi dati di tipo naturalistico e ambientale.
Ma il museo sorge anche con l’intenzione di farne un punto di riferimento per gli speleologi veneti: un luogo in cui far confluire le conoscenze acquisite in anni di studio e di esplorazioni, e da cui, nello stesso tempo, trarre nuovi stimoli per proseguire nelle ricerche. Il museo è nato con finalità prettamente didattico – comunicative, come attestano gli allestimenti realizzati al suo interno: un plastico interattivo, diorami, acquari e pannelli si integrano per fornire al visitatore un quadro quanto più possibile completo del mondo carsico, della speleologia e delle Grotte di Oliero. Un museo del genere non può essere un museo – archivio, ma si presta a continui aggiornamenti, man mano che le progressioni in grotta offrono l’opportunità di avere nuovi rilievi e nuove informazioni sull’ambiente carsico. I nuovi allestimenti contribuiscono, tra l’altro, a rendere sempre più efficace e stimolante la comunicazione con il pubblico, costituito in gran parte da scolaresche.
All’interno del museo si trovano:
Gli acquari e l’anfibiario
Le zone umide del nostro territorio, anfibi e pesci nel loro ambiente naturale. Percorso immersivo nel mondo delle acque lentiche e lotiche alla scoperta delle specie che popolano le zone umide. Imparare a riconoscerle, contestualizzarle, rispettarle. Individuare le loro abitudini biologiche e sociali attraverso acquari fluviali e anfibiari di grandi dimensioni progettati per la didattica. La presenza di un raro e caratteristico anfibio urodelo, l’axolotl, arricchisce le conoscenze di questi ambienti magici.
Museo delle Cartiere
Il Museo ha sede in una parte dei locali restaurati della ex Cartiera Burgo, all’ingresso del Parco delle Grotte di Oliero ed è visitabile con lo stesso biglietto dell’ingresso alle Grotte.
Presso le Grotte di Oliero, potrete conoscere l’invenzione che ha permesso all’uomo di allearsi con la forza del fiume per ottenere la produzione della carta. Un viaggio alla scoperta delle antiche cartiere fino all’evento dell’industria e dell’informatica.
Museo Etnografico Canal di Brenta
Il Museo ha sede in centro a Valstagna – Valbrenta (VI) - APERTO A GIUGNO 2021 LE DOMENICHE E I FESTIVI 10 ALLE 12 E DALLE 14 ALLE 18.
Chi si trovi a passare per il Canale di Brenta rimane colpito soprattutto da due elementi che connotano fortemente il paesaggio: il Brenta (definito dalla popolazione locale “a Brenta”, al femminile), sulle cui acque vivaci si vedono spesso volteggiare agili canoe, e le montagne, trasformate da un lavoro immane degli uomini in terrazzamenti atti a coltivare il tabacco. Acque e legname, pietre e tabacco hanno segnato con la loro presenza i ritmi di lavoro e l’esistenza quotidiana delle popolazioni locali per diversi secoli. Che cosa rimane oggi della memoria degli uomini, nella cultura materiale e nei segni del paesaggio di queste vicende secolari? Il patrimonio di parole, di gesti, di tecniche le storie individuali e collettive, gli strumenti, gli insediamenti ed altri manufatti sono stati oggetto di una ricerca di carattere storico, geografico, ma soprattutto antropologico realizzata nel comune di Valstagna e in quelli limitrofi: il Museo Canal di Brenta presenta alcuni risultati di questo lavoro.
Museo diffuso: il Covolo di Butistone
Il Museo ha sede a Cismon del Grappa – Valbrenta (VI)
Il Covolo di Butistone, antica fortificazione militare, è una cavità carsica, posta a circa 50 mt. di altezza, scavata in rocce calcaree, contenente una sorgente perenne interna. Situato nel punto più stretto della gola tra Cismon e Primolano, il Covolo costituisce da sempre un nodo di sbarramento e di difesa naturali sulla strada che da Bassano porta a Trento. Queste funzioni furono delegate nel XIX secolo (dopo l’annessione del Veneto al Regno d’Italia) al forte difensivo Tagliata Tombion, che ospitava un presidio stabile armato. Nei secoli il Covolo è passato sotto la dominazione Carrarese, Scaligera, Viscontea, Veneziana, Austriaca e poi del Regno d’Italia: tra il 1509 e 1512 durante la guerra di Cambrai venne sottratto a Venezia ed entrò a far parte del dominio di casa d’Austria diventando un’enclave sino al 1796. Anche se l’ultimo utilizzo risale alla Prima Guerra Mondiale, la sua funzione strategica cessò quando Napoleone lo fece smantellare. Punto chiave del Canal di Brenta (insieme al Forte della Scala e della Bastia di Enego), il Covolo fungeva da controllo militare e daziario dell’intera vallata ed era accessibile solo attraverso un dispositivo ad argano che sollevava un’apposita cesta per caricare persone e merci. Il museo denominato “Museo del Covolo di Butistone e altri sistemi difensivi della valle” è costituito dal museo stesso (via Roma, sede ex Municipio), dal Covolo e da alcune strutture fortificate prima della Grande Guerra presenti nel territorio comunale (la Tagliata di Primolano e Forte Tombion). Ha lo scopo di realizzare un centro culturale aperto al territorio nel campo storico, artistico e archeologico e organizzare manifestazioni culturali che si riferiscono alla storia e alle tradizioni locali della Valbrenta.
Museo del tabacco di Carpanè
Il Museo ha sede a Carpanè – Valbrenta (VI)
La coltura del tabacco ha avuto in Valbrenta un ruolo fondamentale fino al secolo scorso. La semina aveva inizio a febbraio, in un piccolo semensajo vicino a casa. Erano le donne a seminare e poi, intorno a maggio, a trapiantare le pianticelle nei terrazzamenti dove la terra era stata preparata. Suddivisa in quadrati regolari ed equidistanti con i denti del rastrello, la superficie ospitava le piante più belle il cui sviluppo era accompagnato dalla concimatura, dalla cimatura (i fiori venivano tolti per rinvigorire la pianta) e dalla sbranciatura, che consisteva nell’eliminare le foglie basali sotto il controllo dei funzionari, in modo che esse non venissero avviate al contrabbando. Alla fine di agosto le foglie, 6-7 per pianta, venivano raccolte, impacchettate e portate a casa nel solaio dove si lasciavano asciugare; quindi venivano essiccate nei granai appese a delle assicelle e vi rimanevano fino a dicembre, girandole frequentemente affinché non marcissero. Quindi, selezionate le migliori e raggruppate in mazzi, venivano consegnate ai magazzini. Da questa certosina opera nascevano i sigari campesani e i nostrani del Brenta, entrambi ricercatissimi. Oggi i terrazzamenti sono in parte abbandonati, in parte riconvertiti ad altre colture – olivo, vite, orto – e dunque recuperati. Il loro ruolo idraulico è fondamentale per la staticità dei versanti, contenendo sia il franamento e il dilavamento, ma continuano a svolgere anche un’importante funzione ecologica di habitat sia per piante che per animali selvatici. Le pietre dei muri, infatti, hanno la capacità di accumulare una buona quantità del calore diurno che poi rilasciano durante la notte. Di questa situazione approfittano delle pianticelle come la malva, la ruta dei muri, la cimbalaria o l’erba pignola, per citare le più comuni e riconoscibili. Sul piano faunistico, la tessitura delle pietre è dimora ideale per porcellini di terra, millepiedi, chiocciole, ragni e rettili, a cominciare dalla lucertola muraiola (Podarcis muralis).