Esplorazioni Subacquee
In Valbrenta, la presenza di numerose grotte sommerse, offre la possibilità di compiere interessanti esplorazioni speleosubacque. Partendo da sud, in territorio di Solagna, la risorgiva carsica dei Fontanazzi è meta di appassionati e permette loro di inoltrarsi in una zona unica nel suo genere. Proseguendo verso nord ed entrando in comune di Valstagna, il sistema ipogeo delle Grotte di Oliero rappresenta il fenomeno carsico più importante dell’intera vallata, seguito dal complesso mondo delle Grotte del Subiolo, situate pochi chilometri più a nord. Nel Parco delle Grotte di Oliero sono presenti due ‘covoli’ visitabili; il ‘Covol dei Siori’ o Grotta Parolini ed il ‘Covol dei Veci’. Le esplorazioni speleosubacque sono molti frequenti in questi due ‘covoli’ sia da persone appassionate alle cavità sommerse, sia da veri esperti del settore. Il più importante speleosubacqueo che già da alcuni anni ha portato il complesso delle Grotte di Oliero alla ribalta con nuovi record e nuove scoperte è senza dubbio Luigi Casati. Esperto conoscitore di questi fenomeni carsici, Luigi ha visto nelle Grotte di Oliero una tappa molto importante della sua carriera.
Nel marzo del 2004, dopo altre numerose esplorazioni al ‘Covol dei Siori’, lo speleosubacqueo di Lecco fissa un nuovo record di progressione all’interno di questa grotta fino a 3.603 metri, superando di circa 235 metri il suo precedente record. Stabilire un nuovo record però non era certo lo scopo della missione, ma bensì capire l’orientamento della grotta e soprattutto se c’è un reale collegamento con il ‘Covol dei Veci’, la cui entrata in superficie dista solo qualche decina di metri da quella del ‘Covol dei Siori’.
Nel gennaio del 2005, Casati si ripresenta con la convinzione di voler trovare quello che sta cercando. Parte quindi un ennesima spedizione, coordinata insieme alla sua equipe di esperti provenienti da varie parti d’Europa e formata dallo svizzero Jean Jacques Bolanz, il greco Christos, i belgi Roger Cossemyns e Marc Vandermeulen, Massimiliano Cimabue Valsecchi, Massimiliano Ciquita Cichellero, rappresentanti del Gruppo Grotte Giara di Valstagna ed i Vigili del Fuoco di Vicenza Francesco Boaria e Dilda Modesto. Dopo alcuni giorni di allenamenti intensi e preparativi, Luigi si immerge nel ‘Covol dei Siori’ domenica 16 gennaio 2005 e ripercorrendo cunicoli, sifoni e stanze allagate con una profondità che varia tra i – 40 e – 60 metri, ad un certo punto scorge il filo d’arianna lasciato dall’equipe inglese guidata da Rick Stanton che nell’anno precedente era entrata dal ‘Covol dei Veci’ e quindi dalla parte opposta. Questo particolare ritrovamento non ha fatto altro che confermare quella che sinora era solo una teoria e cioè che i due ‘covoli’ sono collegati tra di loro.
Luigi scrive nel suo diario: “…mi aggiro con circospezione tra un masso e l’altro, perché per un momento mi è sembrato, osservando la sospensione, di avere la corrente dietro la schiena. Dopo 32 metri, di fronte a me, incrociando un’altra galleria, vedo un filo di piccole dimensioni bianco, accidenti! Lo riconosco! È lo stesso filo che ho visto sulle bobine di Rick Stanton quest’estate in Francia. Non credo ai miei occhi, perché non avrei mai immaginato di poter arrivare a congiungere le due gallerie dell’Oliero. Da ora in poi non saranno solo i Protei, che ad ogni immersione incontro lungo il mio cammino, ad entrare dai Siori ed uscire dai Veci o viceversa. Sorridendo nella maschera, accarezzo l’immagine delle future esplorazioni, dei percorsi sorprendenti e senza quasi accorgermi raggiungo la bombola che mi aiuterà a proseguire fino all’ingresso della grotta…”.
Le nuove esplorazioni non si sono fatte attendere, infatti verso fine gennaio quando l’inglese Rick Stanton è arrivato in Italia, sono cominciati i preparativi. Quando i due pezzi grossi della speleosubacquea, insieme a Volanthen, hanno deciso che avrebbero potuto fare un’immersione di 3 giorni, l’entusiasmo ha cominciato a serpeggiare finchè anche lo svizzero Jean Jacques Bolanz, consigliere e assistente di Casati, dalla comprovata e trentennale esperienza, ha dato il suo benestare all’impresa. Nel 2004 Rick Stanton, in una immersione di diverse ore nel ‘Covol dei Veci’, dopo circa 2.000 metri di progressione, aveva raggiunto una zona riemersa lunga 200 metri, un “isolotto” dove avrebbero potuto sostare e creare così una sorta di campo base da cui partire per entrare e percorrere altre cavità presenti. E’ proprio da questo punto che dopo giorni di allestimenti, sono ripartiti alla scoperta di nuove grotte e gallerie ognuno in direzione diversa cercando di raccapezzarsi in questo immenso dedalo sommerso.